martedì 20 maggio 2008

AG Monterotondo: contro la politica di repressione cinese e contro la casta dei politicanti monterotondesi

Grande successo ha raccolto l'iniziativa di Azione Giovani Monterotondo, che sabato 17 Maggio ha manifestato in passeggiata, con un duplice obiettivo. Il primo, più evidente, per protestare contro l'assurdità dell'assegnazione dei giochi olimpici alla Cina, paese che ancora oggi, 2008, nega a molte persone i più elementari diritti civili. Paese in cui vige ancora il comunismo, seppur annacquato in salsa liberista. Molti eretini si sono fermati per chiedere informazioni e per complimentarsi con i ragazzi di Azione Giovani, per la loro costante presenza sul territorio e per le lotte che stanno portando avanti. Il secondo obiettivo, centrato anch'esso in pieno, è stata la casta dei politicanti locali, presenti sul territorio solo ed esclusivamente quando c'è da chiedere voti. Inutile ripetere quanto detto nel post precedente. Anche in questi casi, i molti eretini che hanno letto il volantino di Azione Giovani Monterotondo, hanno espresso il loro compiacimento, condividendo in pieno i contenuti della protesta. Molto soddisfatto dell'esito della manifestazione, il presidente di Azione Giovani, Fabio Federici: " Il grande consenso attorno alle nostre battaglie, ci riempie di orgoglio e ci sprona ad andare avanti. E' un piacere vedere i cittadini affacciarsi ai nostri banchetti e farci i complimenti per le nostre lotte. Molti sono stati i giovani che ci hanno chiesto delucidazioni e che hanno voluto informarsi, segno del crescente consenso che Azione Giovani Monterotondo ha nella nostra città dalle nuove generazioni. Consenso che si vede con le molte adesioni che abbiamo avuto negli ultimi tempi e che hanno consentito ad Azione Giovani di diventare il movimento giovanile leader del nostro territorio ed uno dei più importanti della provincia romana". Riuscitissima, infine, anche la coreografia messa in atto dai ragazzi di Azione Giovani, con un lungo striscione con la scritta “Free Tibet”, composta dai monaci buddisti oppressi dal regime comunista birmano.

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